“Non è ancora il momento di abbandonarmi, Sire
Aragorn” sussurro nella
notte, dopo essermi ricavata un momento che sia tutto
nostro. “ Non provare a voltarmi le spalle, chiaro? ”
Mi sento esausta, mi sento sfibrata, mi sento in collera
con lui.
Da quando la mia mente, nella preoccupazione, ha
ricordato una dopo l’altra le nostre conversazioni,
anche quelle apparentemente insignificanti…da allora,
non riesco a togliermi dalla
testa quello che Aragorn
veramente è.
E’ l’ultimo dei Numenoreani,
la stirpe che ha ricevuto un dono bellissimo e terribile
al tempo stesso: la scelta del momento in cui morire.
Ma
non può, imploro, non può aver deciso di restituire
adesso la sua vita. Non può farmi
questo, non può privare
Eldarion di suo padre.
Mi accorgo di essere sul punto di piangere e con
decisione mi allontano dal letto. La stanchezza e la
fragilità degli ultimi giorni, decine
di ore trascorse a vederlo
immobile, nel nostro letto, mi fanno temere che
qualsiasi mio cedimento possa spingerlo verso quella
scelta.
Continuo a ripetermi di
essere forte per Eldarion,
per il popolo che Aragorn
ama quasi più di se stesso. Devo essere forte, ma non so
come fare per scacciare gli spettri che infettano i miei
sogni.
Sprofondata in
quell’oblio
che ormai è quasi apatia, non avverto subito il tocco
della mano rugosa sulla mia spalla.
“ Dama Arwen, mia regina.
Dovete riposare. ”
“ Radagast, sì…io…”
“ La respirazione sta migliorando,
non vi mentirei mai…”
“ Lo so, mi fido di te.
Non pensare che non lo creda in
buone mani. E’ che…” Mi ritrovo a confidargli la
mia paura più grande, e dentro di me ho il timore che
lui la avvalori. Vorrei che lui mi dicesse con il suo
tatto che sono una sciocca,
accetterei persino che mi
ridesse in faccia…farei di tutto, pur di scoprire che la
mia paura non può concretizzarsi.
Ma
lui annuisce, comprendendo appieno il mio dubbio. “
Capisco, è proprio perché Aragorn
non si risveglia, nonostante fisicamente sembri stare
meglio, che siete così
angosciata. ”
Vengo
attraversata da un lungo brivido.
Radagast
si avvicina al letto, e allunga una mano a coprire
quella immobile di
Aragorn. “ Sì, ” dice, “ il
dono che sa di possedere è molto pericoloso. ”
Mi sento morire, ma impongo a me stessa di non cedere.
“ Ma tu sai cosa può fargli
decidere per la vita, Dama Arwen.
”
Registro solo dopo un secondo che l’Istaro
ha abbandonato la forma di rispetto del
‘lei’, per continuare
a parlarmi. In quell’attimo,
forse ad un livello molto profondo della coscienza,
percepisco quelle parole come se fossero state più
persone, a pronunciarle.
“ Come hai detto? ”
“ Arwen, tu sei Figlia dei
Valar, per quanto tu
abbia deciso di non recarti
nelle Terre imperiture, conserverai per sempre la
saggezza degli Eldar. E’
stata questa che ti ha dato la forza per quella scelta,
negli anni bui della Guerra dell’Anello.
“ Una scelta di quell’importanza
non può non avere conseguenze. ”
Ho il terrore di comprendere dove voglia andare a
parare.
Radagast
mi prende le mani tra le sue, un gesto che anni fa compì
mio padre.
“ Arwen, non sto dicendo che
i Valar vogliano farti
pagare questa decisione. Sto dicendo che forse stanno
mettendo alla prova la tua convinzione. E stanno
mettendo alla prova quella di
Aragorn, prima di tutto.
Credi a sufficienza nel vostro rapporto? Hai la riposta
in te, Arwen. ”
“ Io…”
“ Dentro di te ” insiste dolcemente. “ Sai quello che
devi fare perché lui continui a sentirti. ”
Mi bacia sulla fronte e si dirige alla porta.
Mi siedo sulla poltrona e accarezzo la mano
di
Aragorn, il mio Estel…la
mia Speranza. Con le labbra
tremanti, comincio a sussurrargli un altro dono, quello
che io ricevetti nelle tenebre. Forse è l’unico
dono che possa fargli sentire
la mia presenza. L’unico che gli
faccia sentire la mia fede.
* * *
“ Attento! ” grida una voce di donna.
Sorrido, avendola riconosciuta prima ancora di vedere la
dama alla quale appartiene.
Le due figure seguono divertite
lo scatto in avanti di mio figlio, affiancate dalla
piccola Finduilas. Sembra
che lei tenga molto più dell’amico all’etichetta
Le colonne di pietra grigia abbracciano la corsa
di
Eldarion, accompagnandolo verso di me. Mi sorride
e fa per avvolgermi, quando la sua attenzione
viene catturata dall’uomo
alle mie spalle.
Io so che per loro è come vedersi per la prima volta.
Solo quando Radagast gli ha
assicurato che il padre si sarebbe ripreso, solo allora
Eldarion ha accettato di
partire per l’Ithilien, dove
Faramir ed
Eowyn lo hanno ospitato e
trattato come un figlio.
Il nostro Eldarion è
cresciuto. Mi guarda per un istante, come temendo che io
possa offendermi del suo desiderio di correre incontro
ad Aragorn.
“ Vai ” gli dico, e lui passa oltre.
“ Adar! ”
Aragorn
si volta, dando le spalle al paesaggio visibile dalla
balaustra di pietra, e gli va incontro. Quello che
accade tra loro l’ho visto
molto tempo fa, tuttavia non riesco a restare
indifferente.
Come potrei ignorare la bellezza di quel semplice
saluto? Come potrei dimenticare quel dono che mi ha
permesso di richiamare Aragorn?
Forse quel dono veniva proprio da
Eldarion, pur se ancora non nato…E’ stato da
sempre il suo regalo alla famiglia che desiderava, per
aiutarla nei momenti più critici, nei suoi giorni
oscuri.
FINE