La paura, le perdite subite, il dolore…segnano ancora terribilmente
il volto di chiunque cammini lungo queste splendide aiuole, di
questi tempi.
E’ difficile abituarsi a intravedere i primi spiragli di pace,
quando per così tanto tempo c’è stata solo guerra. E’ la sensazione
che mi ha descritto Galadriel, parlando delle battaglie che ha
combattuto, che ha visto combattere…e del vuoto che ha provato
subito dopo. La speranza che sia stata la volta buona, la
delusione quando ci si rende conto che il
male non muore mai del tutto.
Eppure, Sauron è stato realmente sconfitto, questo è possibile
vederlo nel paesaggio…ma non ancora nei volti di questa gente.
Il male che il Signore degli Anelli ha portato nelle nostre vite non
lo si potrà cancellare. Non si potranno
restituire alle madri i loro figli, non si potranno ricostruire le
città e le strade se non con il sudore e la fatica.
Non si può ignorare la paura che aspetta al
varco tutta la gente di Gondor: e se anche questo regnante,
dopo anni di ispirato governo, cedesse a sua volta alle lusinghe del
Male?
Potrebbe succedere, alcuni di noi lo temono ancora, nel profondo.
Ma siamo al tempo stesso molto più desiderosi
di sperare, ora che abbiamo sbattuto la faccia contro un nostro
grave errore: credere che gli uomini, i Numenoreani, si fossero
persi.
Non era così, è stato proprio uno di loro a dimostrarcelo con il suo
modo di essere, tormentato tanto quanto eretto, infine vittorioso.
Non sono qui soltanto per sposare quest’uomo, non sono qui soltanto
perché ho visto il nostro futuro insieme.
Sono qui soprattutto perché lo stimo, e il grave errore che stavo
per commettere pesa sulla mia coscienza come un macigno, come se
avessi realmente proseguito quel viaggio, come se fossi davvero
partita per i Porti Grigi.
La comitiva di cui sono parte questa volta è ben differente da
quella che si dirigeva allora alle Bianche Torri, e che proseguì
senza di me: questa volta la gioia ha dominato i nostri cuori, i
canti non sono stati solo tristi addii.
Così, ora che ci troviamo nei Giardini che conobbi nella mia
visione, dobbiamo apparire ancora di più esseri armoniosi e
celestiali. Mentre siamo noi elfi che, da un popolo come questo,
avremmo solo da imparare.
“ Volevo essere il primo a ricevervi…” dichiara una voce ben nota,
distogliendomi dalla corrente di pensieri e di ricordi.
Mi chiedo da quanto tempo ci avesse affiancati
il portatore di quella voce, senza che io me ne rendessi conto.
“ Cominci subito con il voler rubare l’attenzione al nuovo sovrano,
Olòrin? ” gli domanda mio padre ridendo, mentre scende da cavallo.
“ Vedo che mi conosci bene. ” L’Istaro allunga le sue braccia,
invitandomi a scendere.
Mi sorride, e io verifico di persona quello che Galadriel mi
aveva detto, durante il
mio
ultimo, brevissimo soggiorno a Lothlorien: superata la prova con il
Balrog, quello che era tornato sulla Terra di Mezzo non era Gandalf
il grigio pellegrino, ma Gandalf il Bianco. Più forte, in un certo
qual modo più giovane.
Tuttavia, il suo sorriso è sempre caldo e avvolgente: “ In realtà,
Signore di
Granburrone, intendevo rubargli soprattutto la prima immagine della
Stella del Vespro. ”
Strizza l’occhio, e riesce a far ridere di gusto mio padre, dopo
tanto tempo.
“ Mae-govannen. ” si rivolge a me direttamente.
Ricambio il saluto e ci incamminiamo.
“ Ho molti messaggi da riferire ” dico a Gandalf, mentre ci
addentriamo nelle vie della città, dove si affacciano donne e
bambini vinti dalla curiosità. “ …da parte di Bilbo. ”
“ Come sta il nostro vecchio amico? ”
“ Sempre più vecchio. ” sorride mio padre Elrond.
“ E smemorato ” aggiungo io, “ Mi avrà ripetuto una ventina di volte
ciò che avrei dovuto dire a Frodo e ad Aragorn. ”
“ Bene, allora vi porto subito da loro, così ti leverai il peso
della responsabilità. ”
“ Mithrandir! ” grida la voce di un bambino, interrompendoci.
Il bambino corre verso di noi, una sacca di lana rossa che rimbalza
sulle gambe in movimento. Resta come pietrificato, a bocca aperta,
quando vede la nostra comitiva e lo stendardo di Gondor che essa ha
l’onore di portare. “ Scu…scusate! ”
“ Bergil, è successo qualcosa di grave? ” chiede Gandalf,
accarezzandogli la chioma arruffata.
“ No, anzi, signore. La donna che stavi curando sta molto meglio,
mio padre e il signor Peregrino mi hanno mandato a dirtelo. ”
“ Peregrino? Il signor Peregrino Tuc? ” domando, sorridendo nel
pensare al piccolo, grande membro della Compagnia dell’Anello.
Il ragazzino sposta gli occhi su di me. “ Sì, proprio lui. Piacere
di vederla, mia signora. ” E’ divenuto rosso come la sacca che si
porta appresso.
“ Il piacere è tutto mio, nobile signore. Vorresti accompagnarmi a
incontrare i quattro hobbit? Ho dei messaggi da riferire loro. ”
“ Dovere, mia Signora. ”
“ Difendila a costo della tua stessa vita, Bergil. Sai chi è? ”
Getto un’occhiata a Gandalf, pregandolo di non andare oltre. Lui si
zittisce, e il mio prode accompagnatore sembra non volerlo sapere
più di tanto.
“ Certo, Mithrandir, lo farò! ” gli risponde.
Voltiamo le spalle allo stregone e al resto della comitiva, e Bergil
mi guida sotto le arcate di pietra. Ci mischiamo ai venditori di
frutta e verdura, alle donne che portano ampi cesti di biancheria,
alle corse di bambini molto più piccoli
di lui.
Camminiamo per una buona decina di minuti, durante i quali Bergil
soddisfa alla perfezione ogni mia curiosità. Mi dice con orgoglio
che suo padre è stato affrancato dalla colpa di aver disobbedito
agli ordini del vecchio Sovrintendente, che Sire Aragorn ha saputo
vedere il suo buon cuore e la sua fedeltà al capitano Faramir, che
stava per essere arso vivo.
Queste cose le so già, in realtà quello di pochi minuti fa non è
stato il primo incontro con Gandalf, dopo la distruzione
dell’Anello. Lo stregone si è recato da noi cavalcando il vento con
il suo Ombromanto, per avvertirci che Minas-Tirith aveva
il
suo
re, di nuovo. Sono molte le cose che so già, ma è piacevole sentire
narrare dalla
voce
argentina di questo ragazzo.
“ Siamo arrivati, dolce Signora. Sono tutti qui. ”
“ Grazie, Bergil. ” lo saluto, mentre se ne va con il sorriso sulle
labbra.
E’ vero, sento molte voci divertite oltre la porta. Sento risate e
battute. So che in qualche modo sarò responsabile di una piccola
rottura, nel momento in cui mi farò riconoscere.
Certo non mi aspetto quello che invece accade, quando quella voce
rude, quasi cavernosa, mi raggiunge alle spalle. “ Voi elfi siete
davvero tutti curiosi, molto curiosi. ”
“ Ehm, amico…questa non è un’elfa come tutte le altre…” s’affretta a
specificare un’altra voce.
Ritraggo la mano dalla maniglia e mi volto. Legolas mi sorride, poi
alza al soffitto gli occhi chiari: “ Devo ancora imparare i tempi
giusti per frenarlo, prima che dica cose di cui sicuramente si
pentirà…”
“ So gestire perfettamente la mia voce, grazie. ”
“ Non si direbbe proprio. ”
Mi porto un dito alle labbra, sperando che la loro discussione non
richiami fuori gli altri della compagnia. Troppo tardi, la porta si
apre alle mie spalle, e una mano forte mi tira dentro alla stanza.
E’ davvero Aragorn, l’uomo che sta di fronte a me?
Continua…